Il Portogallo sta diventando una terra ostile per Apple, dopo essere stata citata in giudizio dall’Associazione dei Consumatori, all’azienda di Cupertino è pervenuta una richiesta di risarcimento di 40 milioni di euro da parte di un rivenditore autorizzato.
Nel corso della scorsa settimana, l’Associazione dei Consumatori del Portogallo ha deciso di citare in giudizio Apple per la questione riguardante la garanzia. L’azione contestata riguarda le pratiche scorrette di disinformazione verso i consumatori; secondo l’accusante l’azienda di Cupertino eviterebbe di specificare i termini di garanzia imposti dalla legge Europea (che prevede 2 anni di copertura completamente gratuita) per favorire la vendita dei pacchetti dell’AppleCare (soluzione a pagamento fornita da Apple stessa). La decisione di citare in giudizio la società Americana è stata dettata dal fatto che la suddetta ha ignorato una serie di richieste avanzate dall’Associazione, ma soprattutto anche dal fatto che in Italia sia già stata multata dall’Antitrust proprio per lo stesso motivo.
Un nuovo problema si aggiunge al lungo elenco dell’azienda di Cupertino, infatti un rivenditore portoghese ha ufficialmente citato in giudizio Apple con una richiesta di oltre49 milioni di euro di risarcimento a causa di pratiche commerciali scorrette. La notizia è riportata dal blog locale iPhone Tuga il quale afferma che la suddetta azione è stata avviata nel mese di Febbraio, ma resa pubblica solo recentemente come conseguenza della causa legale avviata dall’Associazione dei Consumatori.
Taboada & Barros, questo è il nome dell’accusante, controlla una larga rete di rivenditori di prodotti Apple chiamata Interlog; secondo quanto affermato, l’azienda di Cupertino avrebbe volutamente diminuito il numero di prodotti da inviare ai rivenditori di terze parti portando così al fallimento dell’intera rete di negozi. Un articolo datato Maggio 2011 pubblicato sul sito portoghese “Economico” mostra che il rivenditore è fallito a causa della mancanza di materie prime (iPhone e iPad) da spedire ai moltissimi utenti che ne avevano fatto richiesta; il risultato è che alcune persone non hanno potuto ricevere nelle proprie abitazioni i device di casa Apple, anche se già stati ordinati.
Oltre a questo, secondo la Taboada a& Barros, l’azienda di Cupertino ha rinegoziato i margini che i rivenditori di terze parti possono guadagnare con la vendita degli iDevice. L’accordo iniziale era che il negozio avrebbe guadagnato il 12% sul totale delle vendite, tuttavia Apple pare aver cambiato e diminuito tale percentuale riducendola a solamente il4%, una cifra talmente irrisoria che, oltre alla mancanza di dispositivi da spedire, ha portato al fallimento della società di distribuzione. Secondo l’accusante, l’azienda di Cupertino avrebbe “unilateralmente stabilito i prezzi e la quantità di prodotti da vendere tramite rivenditori autorizzati”.
Date le premesse, la Taboada & Barros ha chiesto 40 milioni di euro di risarcimento per la diminuzione della percentuale di guadagno e la mancanza delle materie prime per soddisfare gli ordini di moltissimi utenti. Al momento la disputa è al vaglio di un tribunale, staremo a vedere cosa succederà. Apple non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali.
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