Il mondo della tecnologia dovrebbe essere fondato sulla libertà, dinamicità e meritocrazia. Chi ha le idee migliori lavora per creare i prodotti migliori. Tutto dovrebbe funzionare in modo corretto se ogni dipendente potesse scegliere da sé la propria strada professionale. E se invece i grandi colossi dell’IT avessero stipulato degli accordi per frenare la mobilità dei lavoratori, mantenendo bloccato anche lo stipendio?
PandoDaily nel mese di Gennaio dichiarò che queste supposizioni erano fondate: Google, Apple e altre aziende dell’IT avevano collaborato per garantire la non-mobilità dei lavoratori. Ora queste informazioni sono al centro di una class action che dovrebbe essere portata in tribunale entro Maggio. Josh Harkinson, della rivista Mother Jones, ha presentato una relazione con ulteriori dettagli dietro le quinte delle manovre che avevano come obiettivo quello di mantenere bassi i salari utilizzando vari stratagemmi. Ora toccherà al giudice verificare la legalità delle operazioni, e quindi agire di conseguenza.
La storia inizia nel 2005, quando Bill Campbell di Intuit fa un accordo con Jobs e Schmidt per non assumere nessun lavoratore che fosse presente in una delle aziende citate. Inizialmente girarono molti messaggi di posta elettronica con l’ordine di aggiungere tutti i rivali alle “liste senza appello” così da non dover competere per i dipendenti. Schmidt però sapeva che le loro azioni erano sbagliate: Mother Jones riferisce che successivamente ha voluto discutere verbalmente della questione, in modo da non creare una traccia cartacea. Questi movimenti erano già stati segnalati nel 2010 in una causa antitrust.
Per continuare la lettura vai su iPhoneItalia.com