Il giudice statunitense Denise Cote ha pronunciato la propria decisione in merito alla class action contro Apple e gli editori in merito al prezzo degli eBooks acconsentendo ad un suo proseguimento.
Il giudice distrettuale statunitense Denise Cote ha negato la richiesta depositata da Apple e dagli editori per tentare di impedire il proseguimento della class action in merito al cartello sui prezzi degli eBooks. Il giudice tuttavia non si è limitato a rifiutare l’argomentazione proposta da azienda ed editori sulla modifica “indipendente” del modello relativo ai prezzi degli eBooks, ma lo ha fatto esprimendosi con enfasi e dure parole di critica ritenendo Apple e Steve Jobs la causa principale:
In breve, Apple non ha cercato di guadagnare dagli eBooks competendo con altri venditori in un mercato aperto; piuttosto, Apple ha raggiunto questo obiettivo aiutano i fornitori a colludere evitando una competizione indipendente.
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Infine, la predizione di Jobs al lancio dell’iPad sul fatto che i prezzi che i consumatori avrebbero pagato per gli eBooks sarebbero stati tutti uguali unita a tutte le altre dichiarazioni di Jobs, Murdoch e Sargent forniscono un’ampia prova del fatto che gli editori avessero raggiunto un accordo per intraprendere un’azione collettiva ed aumentare i prezzi degli eBooks, cospirazione a cui Apple si è unita intenzionalmente e consapevolmente.
Il giudice ha inoltre rifiutato l’argomentazione proposta da Apple sull’assenza di motivi che al tempo l’avrebbero spinta ad unirsi alla presunta cospirazione; Cote avrebbe risposto affermando che “il fatto che Apple possa aver avuto differenti motivazioni per unirsi alla cospirazione, e che sia stata coinvolta in una parte di essa, non mina l’esistenza della cospirazione stessa e di Apple come partecipante.”
E’ importante tenere a mente come la decisione del giudice non abbia rilevanza dal punto di vista dell’effettiva esistenza del cartello sui prezzi, ma come invece acconsenta a far proseguire la class action fino ad arrivare ad un processo. La posizione di Apple e degli editori è comunque tutt’altro che positiva, e tre dei suddetti editori (Hachette, Harper Collins e Simon & Schuster) hanno già raggiunto un accordo con il Dipartimento di Giustizia in merito alle accuse. Apple ed i due editori rimanenti, Penguin e Mcmillan, hanno rifiutato di contrattare convinti di poter dimostrare di non aver messo in atto comportamento illegali e scorretti.
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