Sul nuovo numero di Best Movie arrivano le anticipazioni sul nuovo film di Rob Zombie, Le streghe di Salem, e su tutti gli horror in arrivo nel 2013, da La casa a Carrie, passando per Non aprite quella porta 3D. Inoltre, Speciale Oscar 2013, i protagonisti: le previsioni di Best Movie sulle premiazioni dell’Academy.
«Il sentimento più forte e antico dell’animo umano è la paura» scriveva H.P. Lovecraft, padre dell’orrore moderno. O anche: la paura è il sentimento più forte e antico dell’animo cinefilo; fin da quando i fratelli Lumière fecero fuggire da una sala decine di spettatori terrorizzati da quel treno che sembrava uscire dallo schermo, urla e brividi sono compagni fedeli degli amanti del cinema. Più che antico, l’horror è un genere senza tempo, di quelli che non tramontano mai; al massimo mutano, si aggiornano, si trasfigurano per inquietarci meglio.
Eppure, sempre più spesso si sentono voci (deboli, distanti come fantasmi) che ne proclamano la morte. «Non c’è niente di nuovo sotto la luna piena» dicono, magari dopo aver visto, appena un anno fa, il meta-horror definitivo Quella casa nel bosco. «Sono solo remake, reboot, sequel. Sempre le stesse storie». Bugia. Dettata, forse, da angosce e timori: come quello di andare al cinema convinti di annoiarsi e trovarsi invece di fronte a nuovi mostri, nuovi spettri, o vecchi incubi riportati in vita e tirati a lucido. Streghe, demoni, alberi carnivori e bambine possedute dal demonio: il 2013 sarà quindi l’anno della rinascita dell’horror? Forse sì, ma noi preferiamo pensare che la paura non ci abbia mai abbandonato davvero, che sia sempre stata con noi, nascosta sotto il letto o in un angolo buio. E silenziosamente aspetta.
Ritorno a Salem…
Non c’è modo migliore per benedire (maledire?) il nostro ingresso nel 2013 di un film firmato da un uomo che ha legalmente modificato all’anagrafe il suo cognome da Cummings a Zombie. Di nome fa Rob ed è uno dei segreti meglio custoditi dell’horror. Un tempo musicista metal, da sempre appassionato di cinema di genere e occultismo, Zombie ha esordito sul grande schermo dieci anni fa (vedi box a destra), con la doppietta La casa dei 1000 corpi/La casa del diavolo; dopo una pausa interrotta dai due controversi remake dell’Halloween di John Carpenter, aprile segnerà il suo ritorno in sala con Le streghe di Salem. «È Shining se fosse stato diretto da Ken Russell»: così, con la modestia che lo contraddistingue e dimostrando un’immensa cultura cinefila (Russell, recentemente scomparso, è il regista di cult come I diavoli), Zombie ha presentato il film; e ci sono buone ragioni per credergli. Il regista americano flirta da sempre con il demonio, e quale luogo migliore per ambientare una storia di bestie uscite dall’inferno se non Salem, città passata alla storia per il più colossale processo per stregoneria della storia? Era il 1692 quando diciannove ragazze furono impiccate per atti a sfondo satanico. È il 2013 quando Heidi (Sheri Moon, la moglie di Rob), DJ proprio a Salem, riceve una scatola di legno contenente un vinile. Quello che succede una volta acceso il giradischi è prevedibile: il disco gira al contrario e riproduce messaggi satanici; è solo l’inizio del piano di conquista del mondo delle streghe del titolo, che culminerà in un concerto rock tramutato in orgia di sangue. Il film, che tra i protagonisti vede una serie di scream queen degli anni d’oro dell’horror come Dee Wallace (Le colline hanno gli occhi) e Barbara Crampton (Re-Animator), promette di essere un trionfo visionario, con puntate nella psichedelia anni Settanta; merito della libertà lasciata a Zombie: una mossa saggia del produttore Oren Peli, inventore di Paranormal Activity, che potrebbe consacrare Rob non solo come grande regista di genere, ma anche come autore a tutto tondo. […]
Abbiamo poi lo speciale Oscar 2013
Lincoln: Miglior film
«Non è stato semplice, ho anche creduto di non farcela. Ci è voluto parecchio per limare lo script, arrivare alla stesura definitiva e trovare il mio Lincoln». Non è da Steven Spielberg avere questi momenti di debolezza, faticare per far decollare un progetto e persino per ingaggiare il protagonista. In effetti, è proprio Lincoln a “non essere da Spielberg”, per sua stessa ammissione: «È bello trovarsi a 65 anni, dopo 28 pellicole, a dirigere un film completamente diverso dai precedenti. La materia mi ha costretto a una regia più vicina al teatro che al cinema, con piani sequenza anche di 8’/9’». Se per alcuni potrebbe risultare straniante, per altri (e noi siamo tra questi) è l’ennesima dimostrazione di intelligenza, talento e umiltà di un artista che si è sempre messo a servizio delle sue storie. Due gli assi cartesiani su cui Spielberg si è mosso per tracciare il ritratto del 16esimo Presidente degli Stati Uniti: la volontà di non raccontare l’intera vita di Lincoln, ma concentrarsi sugli ultimi, decisivi anni del suo mandato, quelli in cui riuscì ad abolire la schiavitù, ma soprattutto «evitare di fare un altro Salvate il soldato Ryan. Non volevo un film sulla guerra, ma la fotografia di un Presidente lavoratore nonché marito e padre attento». Come fonte di ispirazione il bestseller Team of Rivals di Doris Kearns Goodwin, adattato da Tony Kushner (autore di Munich), con un’attenzione particolare all’equilibrio tra il racconto dell’approvazione del Tredicesimo Emendamento e quello del rapporto del Presidente con la moglie, affetta da sindrome bipolare (Sally Field), e il figlio (Joseph Gordon-Levitt). Il vero valore aggiunto di questo film sta proprio nella sua umanità, nella rivelazione di un uomo responsabile della morte di migliaia di soldati (750.000 le vittime della Guerra di secessione), torturato da una difficile decisione, ma in fondo «l’unica che avrebbe potuto prendere». […]
Sul nuovo numero troviamo poi la controcover dedicata al debutto homevideo di Skyfall: tutti i segreti del 23esimo James Bond diretto da Sam Mendes; lo speciale L.A. Noir con una valanga di foto dell’attesissimo Gangster Squad e quello sui nuovi amori impossibili della Settima Arte da Beautiful Creautes a Shadowhunters. E ancora, le interviste ai protagonisti del mese: Naomi Watts, Ewan McGregor, Alessandro Siani ed Enzo D’Alò.
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