In seguito alle voci su possibili coinvolgimenti di Apple nelle attività di spionaggio del governo USA, l’azienda ha pubblicato un resoconto ufficiale sull’impegno per la tutela della privacy dei propri utenti. Questo comunicato segue le polemiche dei giorni scorsi sulle attività del governo USA volte a spiare cittadini USA e stranieri con il sistema PRISM, grazie anche al presunto aiuto di aziende come Google, Apple e Microsoft.
L’accesso ai dati, non solo negli USA ma anche per i cittadini esteri, sarebbe reso disponibile attraverso un programma chiamato PRISM, che dà ai funzionari l’accesso alla posta elettronica, ai video, alle chat vocali, alle foto, ai file memorizzati e alla cronologia internet degli utenti. The Guardian ha verificato l’autenticità del documento (una presentazione PowerPoint da 41 pagine), tra l’altro classificato come “top secret”, il quale apparentemente dovrebbe servire per addestrare gli agenti dei servizi segreti sulle funzionalità del programma.
In risposta al presunto coinvolgimento di Apple, l’azienda ha pubblicato il seguente comunicato:
Il 6 giugno, pochi giorni prima dell’apertura della Worldwide Developer Conference, il Washington Post ha pubblicato un rapporto relativo ad un progetto segreto del governo – nome in codice Prism – realizzato con lo scopo di monitorare i server centrali di nove grandi società tecnologiche degli Stati Uniti, con Apple che sarebbe stata l’ultima azienda ad aderire a questo programma di sorveglianza.
Il rapporto, basato su diapositive di una presentazione PowerPoint, afferma che il governo sarebbe in grado di estrarre audio, video, foto, e-mail, documenti e dati di navigazione degli utenti, con la possibilità di seguire anche i movimenti di una persona nel corso del tempo. Apple non ha mai sentito parlare di Prism e non fornisce alcuna informazione alle agenzie governative, dato che nessuno esterno all’azienda ha accesso diretto ai nostri server. Lo abbiamo già ribadito due settimane fa: non abbiamo mai dato, e mai lo faremo, accesso ai nostri server e ai dati degli utenti, a meno che non ci sia un ordine di un tribunale per casi specifici.
Come molte altre aziende, noi abbiamo chiesto al governo degli Stati Uniti il permesso di riferire su un numero di richieste che riceviamo relative alla sicurezza nazionale. Siamo stati autorizzati a condividere questi dati e queste richieste, che sono pubbliche e che rientrano nel nostro interesse alla trasparenza.
Dal 1 dicembre 2012 al 31 maggio 2013, Apple ha ricevuto tra le 4.000 e le 5.000 richieste da parte di tribunali degli Stati Uniti per accedere ad alcuni dati dei clienti. Tra i 9000 e i 10000 account o dispositivo sono stati oggetto di tali richieste, provenienti da autorità federali, statali e locali, incluse due indagini penali e altre questioni di sicurezza nazionale. La forma più comune di richiesta proviene dalla polizia che indaga su rapine e altri reati, ma anche per trovare bambini scomparsi, anziani affetti da Alheimer o altre persone che si sono allontanate da casa.
Indipendentemente dalle circostanze, il nostro team legale conduce una valutazione su ogni richiesta e, solo se necessario, recuperiamo e consegniamo il minor numero possibile di dati alle autorità. Infatti, di tanto in tanto, quando notiamo delle incongruenze o delle inesattezze in tali richieste, rifiutiamo di fornire i dati.
Apple ha sempre posto al primo posto la tutela dei dati personali dei propri clienti, e per prima cosa non raccogliamo e non conserviamo tutti i loro dati nei nostri server. Ci sono alcune categorie di informazioni che non forniremo mai alle forse dell’ordine o a qualsiasi altra agenzia governativa, perchè abbiamo scelto di non conservarle nei nostri server.
Ad esempio, le conversazioni che si svolgono su iMessage o su FaceTime sono protetti da crittografia end-to-end che nessuno, ne il mittente e ne il destinatario, possono vedere o leggere. Apple non può decifrare tali dati. Allo stesso modo, non memorizziamo i dati relativi alla localizzazione dei clienti, alle richieste effettuate su Mappe o alle domande fatte a Siri.
Noi continueremo a lavorare duramente per trovare il giusto equilibro tra le nostre responsabilità legali e la protezione della privacy dei nostri clienti, come loro si aspettano e si meritano.