Apple consegue un’altra vittoria legale. Questa volta, un giudice ha dato ragione alla società di Cupertino in merito alla presunta violazione della privacy per quanto concerne la funzione di tracciamento GPS attuata da iOS.
Il tracciamento consente al sistema di migliorare, per fare un esempio, le indicazioni stradali fornite da Mappe o similari. Già da iOS 4, infatti, viene creato un database in cui sono archiviate tutte le informazioni relative agli hotspot Wi-Fi e le antenne cellulari a cui gli utenti si sono collegati in precedenza, in modo da velocizzare il processo di localizzazione.
Secondo i querelanti, questo archivio avrebbe raccolto tali dati senza il consenso esplicito dell’utente e messo gli stessi potenzialmente a disposizione di soggetti terzi, ad esempio le reti pubblicitarie o applicazioni di geolocalizzazione, per migliorare i propri servizi. In risposta, Apple ha fatto sì che il database “incriminato” venisse sottoposto a una procedura di criptaggio proprio al fine di evitare il verificarsi di simili conseguenze.
Nella sua sentenza, il giudice ha spiegato che i querelanti non hanno avuto modo di dimostrare che tale violazione sia effettivamente mai accaduta. Inoltre, il database non conteneva nessun dato considerato sensibile degli utenti, ma solo ed esclusivamente le informazioni di antenne e hotspot, il tutto a vantaggio degli utilizzatori finali.
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