Arriva il “diritto all’oblio” per i cittadini europei

Con una sentenza della Corte Europea arriva il “diritto all’oblio” per tutti i cittadini: Google è avvertita.

558727567_thl

Si tratta di una sentenza che farà molto discutere, perchè qualora una persona richieda a Google la rimozione di contenuti ad essa ricollegati, il motore di ricerca sarà costretto a rimuoverli. In pratica, i cittadini europei hanno il diritto di “essere dimenticati”, chiedendo a Google di eliminare tutti i risultati riconducibili alla propria persona, se tali risultati ledono la privacy dell’utente.

Ecco cosa si legge nella sentenza:

Il gestore di un motore di ricerca su Internet è responsabile del trattamento dei dati personali pubblicate sul web da terzi. Nel caso in cui in seguito ad una ricerca effettuata partendo dal nome di una persona, l’elenco di risultati mostra un link verso una pagina web che contiene informazioni sulla detta persona, questa può rivolgersi direttamente al gestore per sopprimere il collegamento.

Tutti gli utenti potranno quindi chiedere ai vari Google, Bing e Yahoo la rimozione o la modifica dei risultati delle ricerche online che contengono informazioni in grado di violare la privacy della persona interessata. Se poli il motore di ricerca non effettua la cancellazione o la modifica, allora l’utente può ricorrere al giudice:

Se l’operatore di ricerca si rifiuta di cambiare i risultati della ricerca, la persona in questione può portare la questione dinanzi alle autorità competenti al fine di ottenere, a determinate condizioni, la rimozione di tale collegamento dall’elenco dei risultati.

Ovviamente Google non ci sta e cerca di far capire la propria tesi: “questa è una sentenza deludente per i motori di ricerca e gli editori online in generale. Siamo molto sorpresi che l’Ue si differenzia in modo così drammatico dal parere delle precedenti sentenze. Ora dobbiamo prendere tempo per analizzare le implicazioni. A nostro avviso, solo l’editore originale può prendere la decisione di rimuovere tali contenuti. Una volta tolto dal sito di origine, il contenuto sparirà dall’indice di un motore di ricerca”.

E tutto questo è vero: Google non può avere il controllo di tutte le pagine web del mondo, andando di volta in volta ad aggiornare l’indicizzazione per eliminare un determinato contenuto. Sono i siti web responsabili di eventuali violazioni della privacy: se quel contenuto viene rimosso dal sito, allora entro breve scomparirà anche dai motori di ricerca.

Google è il primo motore di ricerca ad offrire il form (link) per la cancellazione dei contenuti “superati o irrilevanti”:

Una recente decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che alcuni utenti possono chiedere ai motori di ricerca di rimuovere risultati relativi a query che includono il loro nome, qualora tali risultati siano “inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti, o eccessivi in relazione agli scopi per cui sono stati pubblicati“.

Durante l’implementazione di questa decisione, valuteremo ogni singola richiesta e cercheremo di bilanciare i diritti sulla privacy della persona con il diritto di tutti di conoscere e distribuire le informazioni. Durante la valutazione della richiesta stabiliremo se i risultati includono informazioni obsolete sull’utente e se le informazioni sono di interesse pubblico, ad esempio se riguardano frodi finanziarie, negligenza professionale, condanne penali o la condotta pubblica di funzionari statali.

Per presentare una richiesta di rimozione, compila il modulo sotto. Tieni presente che questo modulo è in fase di sviluppo. Nei prossimi mesi lavoreremo a stretto contatto con le autorità per la protezione dei dati e con altre autorità per il perfezionamento del nostro approccio.

Da questa pagina tutti i cittadini europei devono indicare i propri dati e i link dai quali vogliono essere rimossi. Per l’identificazione servirà anche la copia digitale di un documento di riconoscimento. Google analizzerà le singole richieste, ma non si sa nulla sui tempi dell’eventuale cancellazione.

Larry Page critica molto questa sentenza: “Non credo che vedremmo l’innovazione che abbiamo visto fino ad ora. Questa sentenza potrebbe venire usata da governi che non sono aperti e progrediti come quelli europei a fare cose cattive. Inoltre tale decisione frenerà le prossime generazioni di start-up“.

[via]

HotAcquista iPhone 15 su Amazon!
News iPad