Nonostante le ultime dichiarazioni, i necessari chiarimenti e le puntualizzazioni da parte della rete in merito a questa faccenda, le istituzioni vogliono comunque vederci chiaro riguardo a questo caso che sta monopolizzando in questi giorni l’attenzione sui legami tra privacy e mobilità.
Dopo il senato degli Stati Uniti, sia il governo tedesco, tramite il ministro per la tutela dei consumatori, che il governo italiano, tramite l’associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori, si sono mobilitati per chiedere un esplicito chiarimento da parte di Apple riguardo alla memorizzazione delle informazioni di geo localizzazione.
La richiesta tedesca, nazione particolarmente sensibile su argomenti come la tutela della privacy, è stata abbastanza esplicita, come riportato da Melablog: è stata infatti richiesta una risposta “ad una serie di interrogativi aperti”, cioè “dove, per quanto tempo e a quale scopo i dati sono salvati, chi vi ha accesso e se e come è possibile proteggersi da accessi non autorizzati”.
“La memorizzazione segreta dei dati geografici degli smartphone sarebbe una grave violazione della privacy”.
Apple non è di certo la prima azienda ad essere strigliata dalla Germania. In passato anche Facebook e Google sono state più volte richiamate a chiarire i loro comportamenti in merito all’utilizzo dei dati sensibili degli utenti.
In Italia l’ADOC si è rivolta direttamente al Garante della Privacy, chiedendone l’immediato intervento al fine di chiarire le motivazioni e lo scopo della memorizzazione dei dati di localizzazione da parte di Apple.
Come riporta Punto Informatico, il presidente dell’associazione, Carlo Pileri, non ha usato di certo giri di parole:
“È sconcertante la violazione della privacy operata dai dispositivi mobili della Apple ed è gravissimo che i dati raccolti non siano in alcun modo protetti da un sistema di sicurezza alla luce di quanto dichiarato da alcuni ricercatori, e rilanciato sulla stampa nazionale e internazionale, i dispositivi iPhone e iPad 3G raccolgono tutti i dati degli spostamenti effettuati dall’utente, archiviandoli in un file sul computer, liberamente accessibile, dopo aver effettuato la sincronizzazione dei dati, un’operazione standard e necessaria per questi dispositivi”
Anche se questa questione sta raggiungendo ormai toni più sensazionalistici di quanto sia effettivamente necessario, è comunque positivo che le istituzioni si mobilitino per ottenere chiarimenti in difesa dei diritti dei cittadini.
Probabilmente le modalità sono decisamente ancora poco ortodosse e troppo sporadiche di quanto dovrebbero essere, ma queste critiche volte a sollevare dubbi per ottenere risposte su come vengono gestiti i nostri dati personali riflettono comunque una coscienza collettiva che non accetta passivamente le innovazioni, e dovrebbero anzi coinvolgere ad ogni aspetto della tecnologia con cui quotidianamente abbiamo a che fare.