Il direttore esecutivo del Luxembourg Trade and Investment Office ha difeso Apple per le strategie fiscali adottate

Nel mese scorso, il New York Times aveva pubblicato un articolo in cui criticava Apple per le strategie fiscali adottate che la portano a pagare meno tasse di altre realtà presenti sul suolo Americano. In seguito alla risposta ufficiale dell’azienda di Cupertino, quest’oggi il direttore esecutivo del Luxembourg Trade and Investment Office ha voluto dire la sua.

Georges Schmit, direttore esecutivo del Luxembourg Trade and Investment Office di San Francisco, ha inviato una lettera al Times in cui difende apertamente Apple sulle scelte fatte e sottolinea come effettivamente non stiano commettendo nulla di illegale. La lettera focalizza la propria attenzione su alcune affermazioni secondo le quali il Lussemburgo avrebbe promesso alla società di Cupertino (ed altre realtà) basse tasse se gli scambi fossero avvenuti all’interno del paese. Queste parole avrebbero lasciato immaginare che Apple stesse letteralmente eludendo miliardi di dollari di tasse.

Prima di proseguire, ricordiamo che il Lussemburgo è una nazione fondamentale per Apple in quanto ha localizzato la iTunes S.à.r.l., centro nevralgico delle operazioni ed acquisti sullo store online, dalla quale è possibile contattare e comunicare con gli utenti di tutto il mondo.

Secondo il direttore le operazioni effettuate in Lussemburgo dalla società Americana e da altre aziende “non sono state incentivate dallo stato ed il pagamento inferiore è dovuto ad una combinazione” dei seguenti fattori:

  • Normativa Europea applicabile alle transazioni transoceaniche tra imprese ed utenti.
  • Un ottimo funzionamento del mercato interno all’Unione Europea che permette di effettuare transazioni con gli altri 26 paesi membri senza dover pagare troppe tasse aggiuntive.
  • Il basso valore della tassa sul valore aggiunto (VAT), circa il 15/25% del valore totale, presente nei 27 paesi dell’UE. In questo modo iTunes S.à.r.l. guadagna circa 15 centesimi per ogni euro speso nei servizi di iTunes.

Il direttore conclude la propria lettera ricordando che sia il Lussemburgo che iTunes S.à.r.l. non sta commettendo alcun reato, stanno “semplicemente applicando” le imposizioni fiscali adottate “dall’ottimo mercato Europeo”.

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