L’autore del libro “Haunted Empire: Apple after Steve Jobs” ha rilasciato un’intervista al New York Times nella quale si parla delle differenze tra Tim Cook e Steve Jobs.
Per Kane, non è affatto vero che Tim Cook sia una persona calma e rilassata, in quanto ha un carattere molto forte ed è semplicemente più silenzioso del suo precedessore. A differenza di Jobs, Cook ha però capito che a volte bisogna dare più benefit ai dipendenti, e per questo concede molte più vacanze.
Jobs aveva l’abitudine di richiamare al lavoro persone che erano in ferie, tanto che un giorno richiamò diversi dipendenti perchè voleva un colore diverso dell’iPod Shuffle poco prima della sua presentazione. Era Natale.
Se, però, tali cambiamenti sono stati accolti bene dai dipendenti, per Kane non è detto che nel lungo periodo facciano bene all’azienda. Forse, dice l’autore, per rimanere così in alto Apple ha bisogno di un dittatore visionario come Steve Jobs, in grado di spingere le persone fino ai loro limiti.
Per i dipendenti è molto bello avere più flessibilità e ottenere più ferie, ma il rischio è di far perdere quell’intensità che è necessaria per continuare a colpire un home run dopo l’altro. Non è una sorpresa che uno delle prime decisioni prese da Jobs al suo rientro nel 1990 fu quella di eliminare il programma sabbatico.
Queste sono le parole di Kane, duramente criticato anche da Tim Cook, ma che collimano con quanto affermato da un ex-dipendente Apple che da poco ha lasciato l’azienda. Dalle sue parole emerse un ambiente di lavoro più sereno, ma sempre con standard molto elevati e in un luogo molto ma molto impegnativo.