Apple ha cambiato letteralmente le carte in tavola con iPadOS 13 rendendo forse più che mai appetibili a diversi utenti i propri tablet. Nessuna eccezione a partire dal più piccolo iPad Mini per arrivare al più grande iPad Pro 12,9.
Ci sono parecchie aspettative intorno al sistema operativo, molte delle quali si sono già verificate sino ad oggi con le varie beta rese disponibili agli sviluppatori (e non) che sono diventate molto più stabili e concrete nell’uso quotidiano con il passare delle settimane. Ovviamente con la primissima release era impossibile giudicare l’operato che forse solamente ora, con la beta 5 (al momento della stesura di questo articolo), riesce a dare già un’idea di quello che sarà praticamente il risultato finale a grandi linee che vedremo a settembre dopo la conferenza di lancio dei nuovi iPhone. Non che possa cambiare ancora molto, ma mai come in questa sessione di beta Apple sembrerebbe ascoltare i feedback degli utenti (si veda il ridimensionamento del cursore del mouse). Prima della WWDC 2019 c’erano tanti punti di domanda relativi al futuro del mondo iPad, futuro che sembra più che mai roseo ad oggi.
Provando con mano però il nuovo iPadOS 13 le sensazioni trasmesse sono sicuramente molto interessanti, ma allo stesso tempo forse sono state anche un po’ troppo gonfiate dall’effetto mediatico dell’annuncio di Apple. Non fraintendetemi, ora vi spiego il perché, ma non le definirei “incredibili” come invece ho letto ed ho sentito nel corso di questi due mesi dalla presentazione.
Personalmente uso l’iPad come computer primario, ve ne ho parlato qui, ed iPadOS 13 ha riacceso quella fiamma che quasi si era del tutto spenta nel corso di questi ultimissimi mesi. Io stesso ho detto come fosse necessaria una spinta del genere da parte di Apple ma allo stesso tempo che non si trattava di una vera e propria rivoluzione come invece tanti la vogliono definire e far passare. Certo, gestire ora degli hard-disk o delle semplici chiavette esterne tramite gli adattatori è una marcia in più verso un mondo (in particolare quello business ma non solo) che prima doveva per forza affidarsi al cloud o ad accessori specifici. Stesso discorso per quanto riguarda la navigazione forzata come desktop su Safari che migliora l’esperienza finale rimuovendo i limiti di una visione mobile su alcuni siti internet. Idem ancora per quanto riguarda la possibilità di lanciare due istanze di una stessa applicazione affiancate in maniera tale da poter lavorare concretamente senza aprire, chiudere e via dicendo. Piccole novità che messe insieme possono anche poter fare la differenza ma che non cambiano e stravolgono completamente l’utilizzo di un dispositivo rispetto agli anni passati, a mio avviso. Si passa sempre dal touch e si passa sempre dalle stesse applicazioni che tanto abbiamo apprezzato nel corso di questi anni.
Se prendete in realtà iOS 12 e gli levate questo paio di novità ed il nuovo layout grafico, l’iPad svolge più o meno le stesse operazioni. Si passa sempre dal menù di condivisione per la maggior parte delle operazioni più “complesse”, un limite definito così da molti che ancora ad oggi non è stato superato. Per stampare c’è ancora solo e solamente AirPrint o applicazioni terze che limitano di molto la resa finale della stampa però. Non c’è il mouse? Abbiamo vissuto fino al 2019 senza di esso e di colpo è diventato necessario a tutti i costi? Non credo proprio, anzi. Sicuramente il fatto di poterlo utilizzare ci da una marcia in più oltre che una serie di possibilità maggiori in termini di accessibilità ma non cambia di molto la sostanza dell’utilizzo di un iPad. Definirla rivoluzione come hanno detto in molti forse non è il caso, quanto più giusto rettificarla come una semplice evoluzione. Oggettivamente si era arrivati ad un limite oltre il quale era difficile andare e, come già detto altre volte, le strade erano due. Da un lato Apple doveva scegliere se superare o meno i limiti che lei stessa aveva imposto ad iOS su questa piattaforma oppure se invece era più giusto continuare con il proprio stile e proponendo ancora oggi “degli iPhone giganti” (passateci la definizione). Ciò che ha sempre fatto la differenza è il parco applicazioni che rende più veloce il lavoro generale, in qualche caso, oltre che più appagante per alcuni aspetti.
Personalmente definirei iPad OS 13 più che una rivoluzione come una release comoda ma necessaria. Con questa definizione intendo avere maggiore possibilità di apertura verso supporti esterni, maggiore flessibilità di interazione con il mouse e maggiore concretezza nel browser Safari. Non un cambiamento epocale come la stessa Apple ci vende, ma un aggiornamento concreto e che per certi aspetti tutti sapevamo che prima o poi sarebbe arrivato nel corso degli anni. Insomma c’è molto interesse, molto fermento ma allo stesso tempo bisogna dire che Apple è stata indubbiamente brava nel realizzare un sistema operativo che alla fine ha acceso il cuore di molti con un semplice nome diverso da quello che tutti quanti ci aspettavamo. Ed è qui che in molti forse ci sono cascati con il più classico degli effetti wow che sta colpendo alla grande l’utenza che solo oggi sta scoprendo l’iPad ed il suo lato produttivo quando in realtà è così da almeno un paio di anni.
Niente iOS, ma iPadOS che significa tutto e niente allo stesso tempo. Una bella lezione di marketing ancora una volta da parte dell’azienda che, in tal senso, ha sempre giocato molto bene con i suoi prodotti ed i suoi consumatori.