Perchè 0,89€ su App Store ci sembrano tanti?

Un interessante articolo pubblicato su MacWorld riflette su un fenomeno che esiste da anni: pensare che spendere 0,89€ su App Store sia tanto.

prezzi app store

I nostri smartphone sono probabilmente la cosa più costosa che portiamo in giro ogni giorno, e dato che l’iPhone è tutt’altro che un dispositivo economico, perchè molti suoi utenti fanno fatica a spendere pochi euro, a volte anche meno di 1 solo euro, per acquistare le applicazioni su App Store? Secondo MacWorld, paradossalmente questa tendenza dei prezzi a buon mercato può finire per dimostrarsi più costosa nel lungo periodo.

Non è certo una sorpresa che le applicazioni gratuite sono molto più popolari di quelle a pagamento, a tutti piace ottenere qualcosa senza spendere nulla. Quello che sorprende, è che la gente considera un’app da 2,59€ costosa e un’app da 7,99€ assolutamente esorbitante nel prezzo. Ci sono utenti che giocano allo stesso titolo su iPhone e iPad ogni singolo giorno, ma preferiscono leggere tanti banner pubblicitari piuttosto che spendere 5€ per la versione ad-free.

Non è un caso se nelle TOP 20 app a pagamento negli USA, 15 costano 1$ e la più cara, l’unica, arriva a 7$. Il prezzo medio delle 100 app più scaricate su App Store è di 2$.

Insomma, da anni è scattata questa molla psicologica per la quale spendere 2 o 3 euro per un’applicazione virtuale è troppo, malgrado tra le mani l’utente ha un dispositivo da 800€.

Ma prezzo più alto significa quasi sempre qualità. Prendete ad esempio OmniFocus per iPad, che costa 35,99€ ma ha 5 stelle e oltre 100 recensioni positive negli USA. In generale, quindi, le app a pagamento sono spesso superiori alle alternative gratuite, anche se ci sono numerose eccezioni. Pochi devoti di Twitter sostengono che l’app gratuita fornita dalla stessa Twitter offre una migliore esperienza rispetto alle alternative a pagamento, quali Tweetbot e Twitterific. Certo, qualcuno potrebbe obiettare dicendo che con l’app gratuita riesce a inviare e leggere tweet, per cui è inutile spendere 2,59€ per un’alternativa a pagamento. Ma queste alternative offrono un’esperienza decisamente migliore, non solo dal punto di vista dell’interfaccia, ma anche nelle funzioni: consentono di disattivare temporaneamente gli amici che scrivono decine di messaggi magari durante una partita di calcio, hanno funzioni di filtro avanzate, consentono di gestire al meglio mention e messaggi diretit, e così via. Insomma, si hanno funzionalità sicuramente migliori rispetto all’alternativa gratuita.

Le app gratuite possono andare sicuramente bene, ma quando si paga per un’app premium ci sta pagando per avere maggiori funzioni e un’esperienza utente più profonda. Ci sono giochi free fatti bene, ma alternative a pagamento migliori, ci sono lettori RSS gratuiti, ma le app premium sono nettamente superiori in tutto. E c’è un motivo per cui gli sviluppatori richiedono soldi: sviluppare un’app ha un costo, e il costo è tanto maggiore quanto migliore è il software che si sta creando. Inoltre, le app a pagamento offrono anche una maggiore costanza di aggiornamento, rispetto a molte applicazioni free abbandonate a se stesse.

Se un’app costa 0,89€, lo sviluppatore guadagnerà soltanto 60 centesimi, a cui bisogna poi sottrarre le tasse. Per guadagnare qualche gruzzoletto ha bisogno di vendere decine di migliaia di copie, Se poi il dev è una società, le cose si fanno più serie e 100.000 download potrebbero non bastare e coprire le spese.

0,89€, però, è un prezzo che molti utenti considerano già alto, mentre gli sviluppatori sono praticamente costretti a non proporre prezzi maggiori onde evitare un vero e proprio flop. Questo è dovuto proprio a quel meccanismo che si è instaurato sulle app virtuali, per le quali spendere anche un solo euro è troppo dato che non si riceve a casa il pacchettino con il CD per installare il software.

Tutto questo ha portato al dilagare delle applicazioni freemium. Si tratta di app offerta gratuitamente, ma che offrono livelli aggiuntivi o funzioni premium soltanto tramite acquisto in-app. L’esempio lampante è Real Racing. La seconda edizione era proposta a pagamento (7,79€), mentre Real Racing 3 è stato pubblicato in versione freemium. Gratis, direste voi, che bello! E invece, se con Real Racing 2, dopo aver pagato meno di 10€, si poteva giocare al titolo in tutta la sua interezza, ora bisogna effettuare acquisti a spezzoni che, spesso, ci fanno spendere più dei 7,79€ di prima…

Per MacWorld, quindi, fin quanto i clienti dell’App Store non mostrano maggiore disponibilità a spendere denaro per acquistare applicazioni di livello, gli sviluppatori saranno costretti a sviluppare app di qualità mediocre o di offrire soluzioni freemium non sempre convenienti. Ormai siamo condizionati nel pensare che 4,49€ siano tanti soldi da spendere per acquistare un’app, ma in realtà potrebbero essere anche pochi se si riferiscono ad un prodotto di qualità.

Non facciamo il classico esempio della tazza di caffè per dire che un’app costa poco. Parliamo della Coca Cola: se al ristorante decidete di prendere solo acqua, risparmiando 2,59€ per una bevanda gassata che non fa nemmeno bene, sarete magari felici di questa scelta. 2,50€ avrebbero portato pochi minuti di “delizia” e divertimento, mentre un gioco da 3€ può regalare ore e ore di divertimento, e un’app da 10€ può offrire un valido strumento di aiuto nel nostro lavoro. Insomma, vale la pena spendere qualche euro per qualcosa che ci rende la vita migliore – sotto forma di intrattenimento o di produttività – malgrado non ci venga spedito nulla a casa.

Spendere soldi per applicazioni fatte bene non significa solo poter installare e godere ora di un’ottima app, ma si sta essenzialmente investendo per avere grandi applicazioni anche in futuro. Si può correggere tutto questo e rendere l’App Store ancora migliore, cominciando a non rabbrividire davanti ad una buona app che costa 2,59€.

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