Scopriamo quali spunti di riflessione ha offerto la WWDC grazie ad un completo approfondimento offerto da AppleInsider.
La longevità di OS X
Apple ha ormai chiarito una cosa: non è prevista una fine per OS X. Chi pensava che i nomi di felini fossero ormai finiti, e che quindi ironicamente Apple non avrebbe rilasciato nuove versioni in futuro, si deve ricredere. Apple non si fa problemi e cambia liberamente il tipo di denominazione a OS X, dai felini a Mavericks. E visto che la California – luogo in cui è stato creato OS X e da cui prende spunto il nuovo nome – è ricca di posti interessanti, almeno per i prossimi 20 anni Apple non avrà problemi a trovare nuove denominazioni.
“Vista” di Microsoft o “Honeycomb” di Google sembravano inizialmente dei nomi strani, ma nessuno oggi li considera più tali. Anche nel 2010, quando Apple rivelò per la prima volta il nome “iPad” per il suo tablet, molti editorialisti e critici online affermarono che questo nome ricordava quello di un prodotto igienico femminile (l’assonanza è tale solo in lingua inglese). Ora è il marchio più noto per identificare qualsiasi tablet.
Anni fa, quando Apple cambio la denominazione dei portatili da PowerBook a MacBook, ci furono tanti vecchi utenti scontenti della nuova denominazione, tanto da voler boicottare l’acquisto dei nuovi portatili. Oggi, i MacBook sono i computer più venduti in assoluto.
Tra l’altro, a differenza dei cambiamenti radicali di nome usati da Microsoft, Apple usa sempre la denominazione OS X. Non ha bisogno di modificarla, perchè le nuove versioni che vengono proposte ciclicamente apportano miglioramenti non appariscenti, implementati solo per perfezionare un sistema operativo già ottimo. Miglioramenti.
Insomma, il nome non conta e anche se inizialmente può non piacere, dopo qualche anno potrebbe diventare anche un’icona. E con OS X lo scopo è proprio questo.
Emerge iCloud
E se molte aziende devono cambiare i nomi ai loro prodotti per far dimenticare il passato, magari dopo un inaspettato flop, questo non è certo un problema per Apple e OS X. Tutt’al più lo è stato per iTools, .Mac e MobileMe, servizi online che non hanno mai avuto il successo sperato e che in pratica sono stati sostituiti da iCloud, anche nel nome. Con iCloud, Apple sembra aver finalmente trovato il giusto compromesso tra servizi online, automatizzazione e funzioni avanzate per l’utente, il tutto in modo gratuito.
Alla WWDC abbiamo assistito alla presentazione di iWork per iCloud che ci permetterà di salvare le modifiche dei documenti sulla nuvola e da qualsiasi dispositivo, avremo la possibilità di salvare online anche le nostre password e di visualizzarle dagli iDevice e avremo nuove funzioni che vanno a perfezionare un servizio già ottimo.
OS X e iOS: non è ancora fusione
Da tempo si parla di una possibile “fusione” tra OS X e iOS, come se la società fosse in crisi nel campo mobile e abbia bisogno di soluzioni simili a quelle adottate da Microsoft. Ad oggi, non avrebbe assolutamente senso un approccio di questo tipo, perchè rendere OS X un sistema più avanzato di iOS renderebbe i Mac computer meno professionali, anche solo alla vista. Inoltre, sia iOS che OS X vengono aggiornati con una certa frequenza e questo dimostra la volontà di proporre prodotti sì legati, ma indipendenti e funzionali. L’integrazione tra mobile e desktop per i prodotti Apple è già ottima (si pensi proprio ad iCloud), per questo nessuno al momento sente l’esigenza di una vera e propria fusione.
Mac è il marchio di lusso in casa Apple
Tra i vari prodotti Apple, il Mac può essere considerato il marchio di lusso della società, non certo destinato al mercato di massa. Avete notato che, a parte il Mac mini, adesso non ci sono Mac venduti a meno di 1000€? Si tratta di un dato rilevante, visto che il prezzo medio di vendita dei notebook PC Windows è di circa 500€.
Questo potrebbe far pensare che i produttori di PC siano felici di avere un vantaggio sul prezzo rispetto ai prodotti Apple, ma così non è. Molti stanno tentando di vendete i cosiddetti ultrabook, concorrenti diretti del MacBook Air, ma dati alla mano è solo il portatile Apple a far segnare un numero considerevole di vendite, mentre la concorrenza sente il peso dei tablet. Non è un caso se, dal 2009, Apple ha conquistato il 90% del mercato dei PC di fascia alta (dai 1000$ in più), e che la crisi dei computer portatili si sia fatta sentire proprio dopo il lancio dell’iPad. I volumi di vendita a prezzi bassi non sempre portano a grandi guadagni.
Il Mac Pro
Alla WWDC, Apple ha continuato questa tendenza “di lusso” con il nuovo Mac Pro. Si tratta di un computer di fascia alta, sull’eco del rilascio del MacBook Pro Retina dello scorso anno. Entrambi i prodotti non sono destinati a vendere milioni di unità ad ogni trimestre. Sono destinati a rendere Apple il produttore di computer più avanzati e incredibili al mondo. E la scelta di etichettare questo Mac con la voce “pro” è anche una mossa commerciale che serve a non relegare gli altri prodotti ad una sorta di “serie B” dei computer Apple.
Tra l’altro, usare il termine lusso per i prodotti tecnologici è ben diverso dall’uso che se ne va in altri mercati come quello delle automobili. Una macchina di lusso potrebbe facilmente costare 7-8 volte quello che costa un’utilitaria, mentre i Mac non hanno un prezzo significativamente più alto rispetto ai generici PC di qualità simile.
iOS vende milioni di dispositivi e miliardi di app
Accanto al Mac, Apple ha ora un marchio relativamente nuovo (2007) che vende milioni di dispositivi a prezzi competitivi rispetto a smartphone e tablet della stessa fascia, grazie anche alle offerte degli operatori. Con iOS, Apple si posiziona nel mercato consumer e nella “massa”, con prodotti ben al di sotto dei 1000$, ma con caratteristiche avanzate. Prodotti che vengono di volta in volta migliorati dal software, come dimostra iOS 7. Un sistema operativo tutto nuovo, pieno di effetti e di novità, che piace a tanti e che rende questa versione una delle più belle mai realizzate.
E iOS 7 mira direttamente al segmento più ampio del mercato, e lo fa concentrandosi sulle applicazioni. La messa a fuoco di questo nuovo sistema operativo è il design, ma è anche quella di far concentrare l’utente sui contenuti e le funzioni.
iOS ha generato miliardi di dollari per gli sviluppatori di app, circa tre volte rispetto a quanto pagato da Android e da ogni altra piattaforma mobile messe insieme. Questo è un dato molto importante, che fa capire come l’eco-sistema Apple sia concentrato soprattutto sulla qualità dell’offerta, dove gli utenti acquistano molte più app rispetto ad altri store di applicazioni.
Sul web si sono lette molte critiche al nuovo iOS 7, considerato “piatto” o “clone” di altri sistemi operativi. Niente potrebbe essere più sbagliato: soltanto un occhi poco attendo può considerare clone la grafica di iOS rispetto a quella di altri sistemi operativi, ma se le critiche provengono dagli stessi che difficilmente ammettono la superiorità dell’App Store in termini di guadagni e di qualità, allora qualche dubbio è lecito averlo.
Molto del successo Apple, infatti, dipende dal software e non tanto dall’hardware, soprattutto in campo mobile: per gli iPod, iTunes sancì il successo globale; per i dispositivi iOS, le applicazioni presenti su App Store hanno permesso a milioni di utenti di fare qualsiasi cosa con il proprio dispositivo. E poi c’è il già citato iCloud, gratuito e perfettamente integrato con una serie di funzioni irrinunciabili per chi ha iniziato ad utilizzarlo.
Google e Samsung, ma non solo loro, hanno cercato di pagare gli sviluppatori per far creare applicazioni di qualità ed esclusive, ma nessuno ha voluto rinunciare all’App Store. Un motivo ci sarà: l’eco-sistema Apple, i milioni di utenti, iTunes, iCloud, App Store, sono così ben strutturati che è difficile per chiunque poter rinunciare ad entrarvi e questo è alla base del successo di iPhone, iPod e iPad.
I criteri che usa Apple per il suo App Store sono quelli che l’azienda ha sempre usato negli ultimi anni. Qualità e funzionalità. Ovviamente la concorrenza non è stata a guardare, e Google ha creato una copia dell’App Store chiamandola “Google Play”. Per molti esperti del settore, ora Google Play è qualitativamente uguale all’App Store, anche in termini di opportunità per gli sviluppatori ma se gli stessi esperti usassero lo stesso metro di giudizio e la stessa precisione che usano altrove, forse direbbero cose leggermente diverse. Prendente il campo delle console: se la PS3 di Sony non avesse avuto giochi in esclusiva e avrebbe iniziato a distribuire i videogiochi già presenti su Xbox 360 da diversi mesi, tutti i critici avrebbero gridato al flop. Su App Store e Google Play è accaduto lo stesso: i migliori giochi e le migliori app sono uscite prima su App Store e solo dopo sono state portate, alcune, sullo store Android. Non esistono app di una certa rilevanza che sono presenti sul Google Play e non lo sono su App Store.
Solo il fatto che iOS generi tre volte le entrate del Google Play dovrebbe far riflettere sul fatto che probabilmente, e diciamo “probabilmente”, Android non è ancora sullo stesso livello di iOS quando si parla di ampiezza, qualità e profondità di applicazioni disponibili.
La nuova direzione di iOS 7
Molto è stato già detto sul design di iOS 7 e la nuova direzione intrapresa da Jony Ive: interfaccia minimal, grafica moderna, icone rinnovate, app ridisegnate per renderle ancora più simili all’hardware su cui sono installate. Alcuni critici, soprattutto su Twitter, si sono definiti designer professionisti ed hanno parlato di copia spudorata di Android. Anche in questo caso si sbagliano.
In pratica, Apple sarebbe così a corto di idee che Jony Ive e soci non hanno potuto far altro che copiare da Android. In iOS 7 ci sono sicuramente degli elementi che potrebbero ricordare il sistema operativo di Google, ma sappiamo tutti che Android è allo stesso tempo tutto e niente. E’ un termine applicato in un modo così ampio che ormai è privo di senso, quando si parla non di funzioni ma di interfaccia.
Ad esempio, il più grande frammento della piattaforma Android (2.x, 2010) non ha un aspetto specifico. I dispositivi generici che montano Android hanno spesso usato l’aspetto e le funzionalità in comune con Apple mediante WebKit, che è usato anche da Google per integrare il codice da Android.
I più recenti sforzi di Google volti alla sandardizzazione di Android includono un aspetto più leggero e una via di mezzo tra un sistema “aperto” alle modifiche e la voglia di rendere l’interfaccia più simile tra i vari dispositivi:
Google ofre però elementi che sembrano in bianco e nero e elementi che sembrano un arcobaleno. E ogni licenziatario di Android compie degli sforzi per personalizzare il sistema operativo e distinguersi dalla monotonia del “puro Android”.
Non c’è quindi nulla da poter copiare, ed Apple potrebbe evitare ogni singola direzione di design presa dalle decine di derivazioni di Android. La realtà è che ad Apple non importa quello che Android sembra e fa, tranne quando si presume che siano state copiate delle funzioni brevettate dall’azienda per iOS.
D’altra parte, Google ha creato una pagina web apposita per dare istruzioni ai vari produttori e far evitare loro di creare un’interfaccia simile “ad altre piattaforme”. In questa pagina web, Google mostra i vari passaggi con schermate di iOS.
Il nuovo iOS 7 viola almeno una decina di elementi del design puro di Android, lo stesso che Google usa per chiedere agli sviluppatori di non copiare iOS. Questo demolisce l’idea che Apple abbia copiato Android nel design, soprattutto se si ricorda che Samsung – prove alla mano – per mesi ha raccolto informazioni e immagini di iOS al fine di “prenderne spunto”.
I nuovi tasti senza margini di Apple e gli altri elementi in iOS 7 sono radicalmente diversi dalle precedenti versioni del sistema operativo e sono diversi anche dalla concorrenza.
Apple ignora completamente il consiglio di Google per l’uso delle linguette nella barra inferiore. “Altre piattaforme” dice Google parlando di iOS “utilizzano la barra inferiore per passare da una schermata all’altra dell’app. Per convenzione con la piattaforma, le schede di Android per il controllo delle schermate sono mostrate in alto”
Piuttosto che con un menu a discesa dalla action bar, iOS 7 di Apple presenta le opzioni di condivisione delle app con una schermata apposita e molto più chiara.
D’altra parte, se si sfogliano le pagine creato da Google e dedicate agli sviluppatori Android, è evidente che molti elementi sono stati presi in prestito dalle linee guida della Human Interface di Apple create negli anni ’80, a parte ovviamente alcune modifiche arbitrarie sulla terminologia e su alcuni elementi che devono per forza di cose essere diversi.
E’ la stessa cosa che è successa con Microsoft, quando copiò palesemente l’esperienza desktop offerta dal Macintosh. E, proprio come Microsoft, Google ha creato due elementi: un elenco di tutto il software installato e un Program Manager con i tasti di condivisione alle app che potrebbero servire per quel determinato file. iOS 7 ha invece radicalmente cambiato questo menu, creando una schermata apposita minimal, elegante e funzionale.
Android fa la stessa cosa anche con la schermata Home e con tutte le app. Invece, il sistema operativo di Google si distingue graficamente solo per le limitate funzionalità di quegli elementi chiamati widget, un’altra caratteristica su cui Apple ha avuto sempre dubbi (non a casosono stati tolti da OS X Mavericks) e per la quale non sta facendo alcuno sforzo per copiarla.
Invece di aggiungere nuovi strati di cromo e elementi contorti per gli utenti, iOS 7 estende semplicemente la schermata Home con una presentazione più chiara delle applicazioni. Migliora il multitasking, offre nuove elementi per ogni singola app e riscrive ogni singolo dettaglio. Sul nuovo multitasking, ora basta un doppio click del tasto Home per avere un’anteprima di tutte le app aperte con schermate complete della loro interfaccia. Questa schermata può essere paragonata a quella delle app recenti presente in Android, che mostra una porzione stranamente ritagliata delle anteprime delle app aperte. L’implementazione di Apple è più chiara e si concentra su una navigazione facile e rapita tra le varie app aperte.
Le nuove icone in iOS 7 sono state ridisegnate e sono semplici e colorate. Le icone di Android sembrano prese in prestito da un PC Windows degli anni 1990, sono scure e in formato ridotto.
Ora per migliorare iOS 7 c’è bisogno degli sviluppatori ed Apple deve spingere affinchè almeno i più importanti aggiornino le loro app e le rendano funzionali alla nuova interfaccia.
Altro…
Infine, ci sono un altro paio di cose che sono trapelate dal WWDC. Una nuova gamma di prodotti wireless 802.11ac, con la gestione avanzata per Mac, iDevice e Apple TV, nuove API per la realizzazione di joypad per iPhone e iPad, una nuova integrazione per usare al meglio l’iPhone in auto, iAd più accessibile e espansione di iBooks. Abbiamo poi iTunes Radio, con lo streaming gratuito per ora disponibile solo negli USA, Mappe su Mac, nuove funzioni di iCloud. Insomma, la WWDC ci ha aperto le porte verso un 2013 che si riserverà ancora tante sorprese.
Stay tuned….