L’ex CEO dell’azienda Taiwanese, a poco più di un mese dalle sue controverse dimissioni, ha infuocato la polemica sulle colpe del crollo dei volumi di vendita del mercato PC.
Alcuni tra i più ben informati sono convinti sia stata proprio l’impatto negativo su Acer del successo degli iDevice made in Apple a causare le dimissioni dell’ormai ex CEO, che aveva portato il fatturato di Acer da 9,7 miliardi di dollari a ben 20 miliardi di dollari durante la sua permanenza.
Ma l’idillio è ormai terminato. Le spedizioni di PC Acer sono crollate del 42% solo nel primo trimestre 2011, permettendo all’azienda di Jobs e soci di aumentare del 9,6% la quota di vendite dei Mac.
Ad oggi non corre di certo buon sangue tra Lanci e la sua ex azienda, come testimoniano le sue parole, riportate da Apple Insider:
“A quel tempo avevo già capito che se volevamo diventare protagonisti in questo nuovo mondo, dovevamo fare alcuni investimenti, principalmente sul software, sugli smartphone, sui tablet e sui dispositivi touch”.
Lanci ha insistito con la compagnia per portare il numero degli ingegneri da 400 a 1000, focalizzandosi sull’integrazione tra hardware e software.
Gli ingegneri necessari per questa notevole espansione non potevano essere trovati solo in Taiwan, quindi Lanci suggerì di cercarli in “Cina, India, o anche in Europa e negli Stati Uniti, ovunque si potessero trovare risorse software e know-how”.
Il consiglio di amministrazione, stando al racconto di Lanci, non deve aver gradito molto la proposta dell’ex CEO, vedendo in essa il rischio che la società perdesse la sua identità Taiwanese:
“Dissi: cercate di capire, non è un tentativo di far perdere l’identità all’azienda, è semplicemente la globalizzazione che lo richiede.
Se vogliamo rimanere tra i primi 3 [produttori di PC] nei prossimi cinque anni, dobbiamo diventare una compagnia mondiale e abbiamo bisogno di far leva sulle risorse risorse, ovunque esse siano.”
Lanci ha sottolineato anche che la compagnia è arrivata molto in ritardo ad avere una sua visione di smartphone e tablet, ma ha attribuito questa lentezza alla carenza di risorse, non alle sue carenze.
Acer avrebbe dovuto fare di più per prepararsi all’ascesa dei tablet “sottili e luminosi, come l’iPad 2”.
La risposta di Acer non si è fatta di certo attendere. Ieri la società Taiwanese ha ribadito, tra le altre cose, che quello dell’identità non è mai stato un problema, sollevando invece la questione se Lanci fosse stato “in grado di sostenere in modo sano uno sviluppo a lungo termine dell’azienda.”.
Sta di fatto che la guerra dei tablet finora non ha certo visto Acer sedersi al tavolo dei vincitori.