In una vecchia intervista del 1994 un allora trentanovenne Steve Jobs parlava con una certa disillusione di quello che sarebbe rimasto nei ricordi della gente circa i suoi anni passati in Apple e i frutti del suo lavoro. “Il mondo non si ricorderà di me”, diceva. Anni difficili sul piano personale ma, lo sappiamo, il responso della storia poi è stato completamente diverso.
Il video, che potete guardare integralmente nel canale Youtube EverySteveJobsVideo è stato riproposto dal corriere a questo indirizzo. Sono gli anni di NeXT e forse questo può aiutare a capire e meglio comprendere lo spirito e lo stato d’animo di Jobs nell’intervista.
Si tratta di uno Steve Jobs proiettato certamente verso una nuova sfida, sappiamo che ciò che svilupperà in questa esperienza in NeXTcostituirà la base della rinascita Apple quando, nel 1997, il grande fondatore ritornerà a risollevare le sorti dell’azienda, tuttavia siamo all’indomani del suo allontanamento da Apple, una sconfitta bruciante che lo stesso Jobs ha più volte ribadito nel corso della sua carriera.
E sembra proprio essere questo il mood di quest’intervista, dove si legge -non tanto tra le righe per la verità- una certa disillusione su quanto fatto negli anni passati in Apple, non che lo stesso Jobs non ne riconoscesse l’importanza, tutt’altro, tuttavia quello che sembra quasi turbarlo è la percezione sugli altri del suo lavoro svolto fino a quel momento. Disillusione, tanta, molto probabilmente contaminata e amplificata dall’ingratitudine con cui i dirigenti della sua azienda lo misero alla porta.
Dice Jobs, “I miei sistemi non sono la stessa cosa di un quadro o di una Chiesa e non sono destinati a essere ammirati e a sopravvivere nei secoli“, dimostrando la sua maniacale ossessione per la perfezione che molte volte ci è stata raccontata e descritta da chi lo ha avuto lavorativamente accanto per molti anni.
Continua Steve :
Tutto il lavoro che ho svolto nella mia vita sarà considerato obsoleto quando avrò 50 anni. Il computer Apple II è oramai superato ed il primo modello, l’Apple I, è vecchio da ormai molti anni. E’ solo questione di tempo prima che venga dimenticato anche il Macintosh. E’ un po’ come accade coi sedimenti di rocce, è un po’ come se provassi a costruire una montagna. Con il tuo contributo aiuti a formare un piccolo strato di roccia, nella speranza che la montagna diventi sempre più alta.Ma, nessuno in superficie, a meno che abbia i raggi X, vedrà il tuo lavoro. Tutti stanno in cima ma ti apprezzeranno forse solo i geologi.
Al netto delle delusioni personali avute con Apple il discorso di Steve Jobs è incredibilmente già orientato al futuro. Il suo discorso è molto semplice: posto che l’innovazione, almeno per quanto riguarda la sua persona ed Apple, si fosse fermata lì in quel momento, quanti di noi, realisticamente, oggigiorno ricorderebbero i primi Mac? Sarebbero semplici tasselli dell’evoluzione della tecnologia. Era già chiaro a Steve che la tecnologia avrebbe fatto passi da giganti e che le tecnologie del tempo sarebbero diventate presto obsolete. A differenza di un quadro, di una chiesa, dell’arte rinascimentale che Steve amava. Quella no, è arte, è per sempre.
Inutile ricordare come sia andata poi, la storia. Il grande ritorno in Apple, la rinascita della società. L’iPod, il grande mercato musicale di iTunes, l’iPhone, l’iPad. Innovazioni e rivoluzioni. Come abbiamo detto spesso nessuna invenzione in senso assoluto, “solo” la capacità innata di guardare oltre, lì dove gli altri non riuscivano a guardare. La cura dei propri prodotti, del design, il concetto di bellezza applicato alla tecnologia e la maniacale ossessione per i dettagli, per l’usabilità dei propri prodotti, per il marketing.
Un genio che ha vinto molte battaglie, ne ha perse altre. Che ha vinto e si è rialzato spesso, anche contro quella malattia che alla fine ha avuto la meglio su di lui. Ma questa volta no, Steve Jobs si sbagliava.
Il suo mito è entrato nella storia della tecnologia e non ne uscirà mai.