A due mesi dal lancio di The Daily su iPad, il numero degli abbonamenti a questo servizio, espressamente pensato e realizzato per il tablet Apple, appare ad un livello decisamente inferiore a quanto ipotizzato al lancio di quello che doveva essere un modello rivoluzionario di distribuzione delle notizie a pagamento.
Questa notizia, riportata direttamente da melamorsicata, potrebbe non destare molto l’interesse generale ma, alla luce di quanto sta accadendo, ci obbliga ad una riflessione, che potrebbe si essere prematura, ma potrebbe aprire la strada ad una valutazione più profonda quando i dati saranno più indicativi.
La domanda che ci poniamo è questa: in un mondo dove ormai il digitale sta lentamente ma inesorabilmente soppiantando la classica distribuzione cartacea delle notizie, dove le testate online rappresentano il futuro e gli investimenti pubblicitari si stanno trasferendo in massa verso le controparti virtuali dei giornali a mantenere vivo (e molto vegeto) un modello che vede l’utente finale come fruitore totalmente gratuito delle informazioni, ha senso distribuire notizie a pagamento?
Di sicuro non può essere sottovalutata l’autorevolezza e l’alta qualità dei contenuti distribuiti, ma la rete ci ha ormai abituato ad avere comunque pareri di altissimo valore, competenti e qualificati, senza dover per forza ricorrere ai canali di distribuzione più popolari e blasonati.
The Daily non è il primo esempio, e probabilmente non sarà neanche l’ultimo. In ogni caso, i numeri non stanno aiutando di certo questo modello di business: a fronte dei 30 milioni di dollari di investimenti sono stati ottenuti solamente 75000 abbonati, circa un decimo di quelli che servirebbero per coprire gli investimenti profusi in quest’opera, anche perché vanno considerati i costi di mantenimento del servizio che si aggirano sui 500 mila dollari alla settimana.
Certo, c’è da considerare che The Daily, a livello di contenuti, non copre di certo tutte le nazioni in cui l’iPad è venduto, ma questa è solo un’attenuante generale che non giustifica di certo gli esigui ritorni che sta avendo nel breve periodo.
In ogni caso non ci resta che aspettare l’evoluzione di queste cifre e, come preannunciato, riportarvi una riflessione più completa quando i dati avranno il beneficio del tempo. Questo ci aiuterà a capire anche se i modelli nostrani di distribuzione a pagamento delle informazioni, adottati tra gli altri da Repubblica e la Gazzetta dello Sport, potranno avere un futuro roseo o se la rete decreterà spontaneamente, come spesso ha fatto, il fallimento di questa fetta di business.
E voi sareste disposti ad abbonarvi ad una testata online sul vostro iPad?